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mercoledì 29 dicembre 2010

Una corretta metodologia per motivare al meglio l'atleta

Una corretta metodologia è la base per motivare al meglio i nostri atleti. Esistono 3 punti da cui partire: valutazione del materiale umano a disposizione, metodologia corretta da utilizzare, comunicazione.
Fondamentale è dare solo le informazioni più importanti: ripetere sempre le stesse cose non serve anzi potrebbe far diminuire l'attenzione del gruppo. L'attenzione è importante per apprendere, quindi deve essere sempre massima. Dire troppe cose contemporaneamente è un errore di comunicazione. Il concetto della comunicazione è la chiave per raggiungere dei miglioramenti sia individuali sia di gruppo. L'allenamento deve essere specifico e le correzioni devono riguardare solo gli aspetti da curare. Allenare tutto non serve ai fini del miglioramento: è importante dare ogni volta nuovi compiti da svolgere, nuovi stimoli: bisogna stimolare i giocatori al miglioramento.Il miglioramento deriva dalla comprensione da parte del singolo. La metodologia è molto più importante della tecnica. Alla base della metodologia c'è la motivazione. L'allenamento deve avere una struttura semplice con obiettivi diversi. Ogni tecnico quindi deve ricercare nell'allenamento la massima qualità; deve fare attenzione a modulare gli interventi in allenamento: infatti deve valutare il fine dell'allenamento e seguire una metodologia progressiva (concetto della progressione didattica). E' utile ogni tanto che il tecnico diventi giocatore in un'altra realtà al di fuori della propria squadra: aiuta a valutare in modo più oggettivo il proprio ruolo.

martedì 28 dicembre 2010

Dal dire al fare: come preparare al meglio l'atleta con un allenamento completo

Se solo la fase gioco non può bastare al nostro giocatore così come solo la fase analitica quale è il giusto mix per un buon allenamento? Un buon allenamento deve essere formato da tre fasi: quella analitica, quella di sintesi e quella globale. L'allenamento deve servire per insegnare, condizionare e consolidare. Nella fase analitica si prenderà in considerazione solo un particolare del fondamentale che si vuole curare e per ciò bisogna conoscere il fondamentale e la sua tassonomia (cioè le tappe da seguire durante l'apprendimento del fondamentale). Poi ci sarà la fase di sintesi dove si mettono insieme più fondamentali: saltare questa fase è come dare le chiavi di una macchina a qualcuno dopo avergli insegnato come guidare e i segnali stradali e digli di andare in stazione a Milano. Poi si passerà alla fase globale. La tecnica si stabilizza attraverso il lavoro di sintesi e globale.

Video nazionale juniores: primo tempo




Fipav Italia

domenica 26 dicembre 2010

Video: Monza scatenata, che difesa di Molteni




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Lasciamoli provare per creare un giocatore completo

Se i notri atleti vogliono sperimentare nuove soluzioni che fare? Lasciamoli liberi di fare finché sono costruttivi e sanno trovare le soluzioni da soli. In questo caso, significa che hanno acquisito ciò che abbiamo proposto prima e hanno originalità, creatività e iniziativa per andare oltre i nostri insegnamenti. A maggiro ragione con i bambini che devono acquisire coscienza di ciò che possono fare. Incoraggiamoli e diamo una mano loro nelle difficoltà e diamo loro dei suggerimenti quando chieono la nostra opinione. In altri termini, il bambino ha bisogno di "costruirsi" la sicurezza, e questa non gli viene dalle soluzioni che gli possiamo offrire noi, ma dalla constatazione di essere in grado di farcela da solo.Un altro motivo, ancora, è che se ha solo le nostre soluzioni e non si allena a trovarle, saprà e farà solo ciò che noi gli avremo insegnato. E questo, in uno sport che vuole essere anche formativo per la persona, produce un individuo incompleto, non capace di creare e sempre in attesa di qualcuno che pensi per lui. Gli allievi arrivano alla conclusione percorrendo tutti i passaggi, la sentono propria, e quindi non la dimenticheranno né si vorranno opporre, si abituano a pensare insieme con noi, “fanno” collettivo e si abituano a pensare e creare insieme anche in partita.

sabato 25 dicembre 2010

Fino a che età allenare la tecnica?

Molti allenatori di prime squadre non allenano più la tecnica dei loro giocatori. Se da un lato è capibile, molti allenatori devono ottenere dei risultati per non essere cacciati, ciò però va contro il mestiere dell'allenatore che è una figura di servizio per l'atleta. Così succede che molti allenamenti da settembre a maggio sono solo di fase play. E' giusto? A livello femminile è già più giustificabile, la ragazzina passa attraverso tutte le fasi giocando dalla categoria del minivolley fino alla prima squadra. In ambito maschile invece il processo formativo tecnico dell'atleta a 20 non è sicuramente finito perchè molte volte il ragazzo inizia a giocare a 16 anni o più tardi: al volley arrivano dopo aver provato a giocare a calcio o altre discipline. Come fare per ottenere il massimo dai propri atleti? Se un atleta ha un obiettivo tecnico è più stimolato. A 30 anni bisogna lavorare per modificare la tecnica? Una risposta non c'è, solo che come allenatore ho il dovere di pensare e di provare a insegnare al mio atleta la tecnica.

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